Juventus-Inter, Buffon: «L’emozione più grande? Il trionfo del 5 maggio»

JUVENTUS-INTER BUFFON 5 MAGGIO – Lui campione affermato e amato, lei splendida modella e attrice, genitori di due bambini meravigliosi: è una famiglia bella e fortunata, quella di Gigi Buffon e Alena Seredova. Una famiglia che sa bene però che la buona sorte non è dote così comune. Per questo Gigi e Alena sono molto attivi nella solidarietà. Il portiere bianconero è impegnato con la Juventus a sostenere la Fondazione Crescere Insieme al Sant’Anna Onlus, mentre Alena è testimonial di SOS Villaggi Bambini, ente benefico che da oltre 60 anni si prodiga nel dare aiuto e conforto ai bimbi più bisognosi.

I due celebri coniugi hanno prestato il loro volto alla promozione di una partita benefica che si giocherà il 25 aprile a Mantova tra nazionale cantanti e una squadra “SOS VILLAGGI BAMBINI” e il cui ricavato andrà a sostenere l’associazione e nell’occasione, Gigi ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di JuventusMember.com. Ecco le sue risposte.

Quanto è importante per te e per Alena la solidarietà?
«Molto, perché innanzi tutto penso sia un dovere morale,e poi mi fa star bene con la coscienza. Nella vita si sprecano tanto tempo e tanti soldi in cose inutili, senza valore e penso sia il minimo indispensabile dare forza, volto e voce a dei progetti che possono aiutare chi è più in difficoltà».

Quest’anno celebri i tuoi 10 anni in bianconero e sempre quest’anno sei stato premiato dall’Istituto internazionale di storia e statistica del calcio come miglior portiere del decennio. Se dovessi scegliere tre immagini che riassumono questi dieci anni di carriera, tre fotografie da incorniciare e conservare, quali sceglieresti?
«Sicuramente la prima grande gioia: lo scudetto del 5 maggio, splendido, perché inaspettato. Poi la finale di Manchester: anche se il risultato è stato negativo, rimarrà sempre un ricordo storico molto importante nell’immaginario dei tifosi Juventini. Infine la trasferta di Rimini in Serie B».

Quest’anno sei rientrato dopo mesi di assenza, durante i quali tutti i tifosi non hanno mai smesso di seguire i tuoi progressi e di sostenerti nelle lunghe settimane di riabilitazione. Quanto ti hanno aiutato la loro vicinanza e il loro affetto?
«Sono stati vitali. La mia scelta di rimanere alla Juve in questi anni è stata dettata dal cuore, anche perché credevo che potessimo risorgere molto velocemente.
Così non è stato, ma anche se non abbiamo ancora vinto, sono stato ricompensato dall’affetto e dall’ amore che i tifosi dimostrano nei miei confronti ogni volta che scendo in campo o giro per strada. E poi, per ora non abbiamo ancora vinto, ma le basi che stiamo costruendo mi sembrano comunque molto buone».

Cosa significa per te essere il capitano della Nazionale?
«E’ un bellissimo riconoscimento. Del resto, avendo ricevuto la prima convocazione nel ‘97, ben 14 anni fa, prima o poi sarebbe dovuto capitare. Devo dire però che io ho l’onore e l’onere di portare la fascia, ma i capitani di questa Nazionale sono molti».

Fonte: Tuttosport

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