Juventus: ecco cosa non ha funzionato contro il Bayern e cosa servirà per il miracolo

JUVENTUS – Il direttore di Tuttosport, nel suo consueto spazio sul quotidiano torinese, ha commentato alcuni eventi sportivi, a partire dalla sconfitta bianconera in Champions. Per il direttore di TuttoSport, la sconfitta della Juventus è stata totale. E non solo per il risultato finale. Prova ne è che il portiere dei tedeschi è stato addirittura inoperoso. La Juventus non ha saputo essere la Juventus, la squadra che ha incantato l’Italia per la grinta, il carattere e la determinazione nel cercare sempre il gioco e il risultato. La sconfitta dei bianconeri è maturata già nei primi secondi del match. L’incipit dei bianconeri è stato disastroso. Prendere gol dopo 25 secondi di gioco, in capo a una bischerata di Pirlo, che ha perso palla a metà campo, e a una deviazione di Vidal, capace di rendere imparabile una “telefonata” di Alaba è stato un colpo mortale. Per riuscire nella grande impresa di rimontare il doppio vantaggio bianconero sarà necessario tornare ad essere la vera Juventus. Servirà la forza, la concretezza di Marchisio; la genialità di Pirlo; le grandi parate di Buffon e soprattutto i gol. Non importa se a segnare sarà Quagliarella, Matri, Giovinco o Vucinic o chiunque altro: l’importante è riuscire almeno a rimontare il 2-0 nell’andata. Già così sarebbe una grande vittoria. Se poi, i bianconeri riusciranno anche nella miracolosa impresa di centrare la semifinale di Champions, allora tutti, potranno dirsi soddisfatti. Ecco l’intero editoriale di Tuttosport:

Ci vorrà un’impresa, la prossima settimana, per raddrizzare il 2-0 dell’Allianz Arena e accedere alla semifinale di Champions League. Soprattutto ci sarà bisogno di una Juventus diversa rispetto a quella che, in una notte da freezer, si è chinata ai voleri del Bayern, un gruppo di giganti al cospetto dei tremebondi giocatori bianconeri, quesi senza colpo ferire. Del resto, se nelle ultime tre stagioni i tedeschi hanno frequentato per due volte la finalissima significa che tanto scarsi non sono e che posseggono il phisique du role per raggiungere certi confronti internazionali. La Juventus, evidentemente, ancora no.

La sconfitta dei campioni d’Italia è stata netta, più netta di quanto non dica il risultato, prova ne sia che Neuer, il portiere bavarese, è stato pressoché inoperoso e che raramente la squadra di Conte ha saputo allestire un’azione dai contenuti pericolosi. Non era in questa maniera che era stata preparata la sfida di Monaco, proprio no: e quindi? Cosa è successo? Boh. Semmai sono state imprudenti alcune dichiarazioni troppo roboanti della vigilia. Ci sono situazioni in cui conviene volare bassi e schivare i sassi. Che sia di lezione. Però no, non è finita. Guai a mollare. E qui che si fa la storia, è qui che gli uomini tirano fuori l’anima e vanno oltre se stessi. Aspettiamo la Juventus il 10 aprile, la aspettiamo più tetragona dentro e più tosta fuori, la aspettiamo come abbiamo imparato a conoscerla nei due anni della gestione Conte. La aspettiamo senza illuderci e senza illudere: onestamente è durissima pensare che allo Stadium, mercoledì prossimo, la Juventus avrà carta bianca per segnare tre gol senza subirne. Il 2-0 è il peggiore risultato possibile anche se, lo ribadiamo, poteva andare parecchio peggio. Ed è aggrappandosi a una constatazione onesta e banale che è lecito coltivare qualche speranza. Raschiato il fondo non si può che risalire.
L’incipit, spesso, è decisivo. Quello della Juventus è stato disastroso. Un po’ per il gol buscato dopo 25 secondi di gioco, in capo a una bischerata di Pirlo, che ha perso palla a metà campo, e a una deviazione di Vidal, capace di rendere imparabile una “telefonata” di Alaba (aperta parentesi: Buffon, a essere sinceri, non è stato la reclame della reattività); un po’ per la presenza-assenza di molti bianconeri, alcuni decisamente insospettabili, tipo Chiellini, Barzagli, Pirlo, Peluso, Marchisio. Tipo, già… Così la partita dei campioni d’Italia all’Allianz Arena è stata fin da subito una scalata dolomitica su una bici con le ruote sgonfie. Ed è diventata persino peggio quando, causa l’infortunio di Kross al quarto d’ora, Heynckes si è visto costretto a inserire Robben. In questo modo, con l’olandese a destra e Ribery a sinistra, per la squadra di Conte sono cominciati i dolori. Troppo forte il Bayern sulle fasce laterali per pensare a un abbozzo di reazione (una punizione di Pirlo e una rasoiata a lato di Vidal), troppo bravi i tedeschi ad andare in pressing sulla trequarti bianconera e costringere gli avversari a macinare un calcio pieno di affanni e di approssimazioni. Robben, Ribery e poi ancora Robben hanno avuto a disposizione le opportunità per mettere una pietra tombale sulla sfida, buon per la Juventus che hanno peccato in fase di esecuzione, altrimenti la salita di cui sopra si sarebbe trasformata in una ascensione sull’Everest con le infradito e la ripresa sarebbe stata una recita zoppa.
Il punto è che la Juventus non ha saputo essere “La Juventus”, schiacciata chissà da cosa, forse dal peso della responsabilità, forse dalle dimensioni dell’evento, forse dal freddo gelido della notte bavarese. Ma una ragione deve pur esserci se, ad esempio, Marchisio, uno dei più battaglieri, non è mai riuscito a infilarsi nella contesa e, sì e no, nel primo tempo avrà sfiorato per sbaglio una decina di palloni. Per lui e per sé stesso ha fatto Vidal, protagonista di un mega spot in chiave mercato: se i crucchi avevano una mezza intenzione di fregarlo ai bianconeri, dopo la prestazione di ieri sera certe convinzioni si saranno ulteriormente rafforzate. Ma è chiaro che le defaillances di centrocampo hanno pesato sul rendimento dei bianconeri, perché di solito è lì che si solidificano affermazioni e trionfi, è lì che la macchina si accende, parte e va. Invece nulla: nulla Marchisio, appunto, e nulla Pirlo, che già a Milano aveva avviato il temporaneo pareggio dell’Inter, poco il timido Peluso, pochino Lichtsteiner affaccendatissimo a litigare con Ribery. Asfissiata dai tedeschi, anche la difesa ha dato segni di cedimento: mai avevamo visto Barzagli tanto in difficoltà, mai Chiellini aveva sofferto tanto in fase di palleggio. La dura legge della Champions League, che è roba diversa dal campionato, aggredibile pure con un’  aurea mediocritas. In Europa no, in Europa ci vuole altro.
PRESSING Non a caso pure la ripresa è cominciata con la Juventus in crisi e il Bayern in avanti, con la parata di Buffon sulla conclusione secca di Mandzukic (3’) e il tuffo del portiere sulla punizione dal limite di Alaba (10’), sono stati i segnali che l’intervallo non aveva sortito effetti benefici. I ragazzi di Conte non sono mai riusciti ad andare in pressing e hanno lasciato ai tedeschi la libertà per stazionare sempre sulla trequarti. Batti e ribatti prima o poi la Maginot crolla. Come da copione consolidato, è stato ancora una volta Vidal l’unico a interpretare il match in maniera corretta, uno su undici: non basta. Infatti, al minuto 18’ è arrivato il raddoppio bavarese, anche se sporcato da un fuorigioco. Sulla conclusione da fuori di Luiz Gustavo, di nuovo Buffon è andato molle e Mandzukic – in posizione irregolare al momento del tiro del compagno – ha servito Muller per un facile tap-in. La mossa di Conte è stato un doppio cambio, insomma due punte nuove, Vucinic-Giovinco, per provare a sfondare. Con la coppia Matri-Quagliarella non era riuscito quasi niente, né incidere, né tenere botta. Avessi detto… Altra novità alla mezz’ora, con Pogba al posto di Peluso e Vidal esterno. Tentativi di raddrizzare la gara e, probabilmente, la qualificazione. Al contrario, è stato ancora Buffon a metterci una pezza in pieno recupero e a mantenere in vita una flebile fiammella. I miracoli succedono, no? E allora conviene crederci. In fondo, non costa nulla…”.

Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com
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