Cina, lo stato ‘dimenticato’ dal calcio: perché il football (giocato) non ha successo nello stato asiatico

CHINA-ECONOMY
CINA CALCIO – La Cina: oltre 1,3 miliardi di abitanti. A questo ammonta la popolazione dello stato di gran lunga più popolato del mondo. La legge dei grandi numeri suggerirebbe il primato dei cinesi in diversi settori eppure ce n’è uno in cui gli asiatici in questione non riescono proprio a eccellere: quello calcistico. Nonostante una lunga tradizione millenaria e un dominio dello Stato orientale in diverse discipline sportive, nel gioco del pallone non si sono mai visti risultati soddisfacenti.  Se da una parte la Repubblica Popolare Cinese può contare su exploit ammirevoli in tuffi, ginnastica e sollevamento pesi, dall’altra sottolineiamo la totale apatia riservata al calcio giocato. Tanto per fare due conti, considerando le ultime tre edizioni estive e invernali dei Giochi Olimpici la Cina ha collezionato 281 medaglie totali contro gli zero successi ottenuti dal football la cui squadra si piazza soltanto al 103°posto del Ranking mondiale FIFA.

In Cina pare proprio che non si riescano a trovare quei 20-23 elementi di rilievo in grado di trasformare la Nazionale di calcio da compagine mediocre a collettivo quanto meno da temere. È cosi da decenni e nessuno si è mai chiesto il perché. Le motivazioni di una simile realtà sono da rintracciarsi nelle radici di un paese abituato da sempre a considerare lo sport come una distrazione per la rigida educazione impartita ai bambini sin dalla loro tenera età. Se a questo aggiungiamo lo scarsissimo numero di centri attrezzati per la crescita professionale dei giovani atleti, il quadro che ne esce non può che essere desolante.  Per i ragazzi che abitano nelle campagne, e non hanno niente a che fare con le megalopoli, la strada verso una potenziale carriera nel mondo del calcio è sbarrata in partenza. In Brasile i bambini di ogni luogo e classe sociale crescono assieme al pallone; in Cina non c’è mai stata la tradizione del divertimento attraverso il calcio. Negli Stati Uniti i giovani usufruiscono dei numerosi doposcuola per entrare in contatto con diversi sport tra cui il soccer;  nel Paese asiatico non esiste neppure questa opportunità. I vertici della Federazione calcistica sono considerati incapaci di prendere decisioni di rilievo perché privi della necessaria leadership; questi preferiscono invece affidarsi a figure straniere che poco conoscono cultura e usanze cinesi. Con ingredienti simili un progetto a lungo termine non potrà mai sorgere.  Nonostante la globalizzazione abbia fatto entrare lo spettacolo del calcio nelle case di milioni di cinesi, la sensazione è che in questo Stato non siano ancora pronti i collegamenti necessari per unire la pratica del calcio alla sua crescente notorietà. Si parla di calciomercato ma non si gioca a pallone: quasi un paradosso.

La luce in fondo al tunnel potrebbe  presto iniziare a vedersi. Xu Jiayin, tycoon e proprietario del Guangzhou Evergrande Fc, ha investito una notevole somma di denaro per l’apertura dell’Evergrande International Football School; nata ufficialmente nel 2012, questa scuola calcio rappresenta una vera e propria oasi nel deserto del panorama calcistico cinese. L’altra eccezione viene dal China Club Football, uno dei più grandi network sportivi di Pechino che permette a migliaia di amatori di praticare il gioco del pallone.  Il presidente Rowan Simons ha provato a spiegare alla “CNN” il motivo del deficit calcistico cinese affermando che “Il successo nel calcio è direttamente proporzionale alla popolazione di calciatori”. In sostanza, se in pochi hanno la possibilità di giocare, ancora meno saranno quelli che emergeranno in quella disciplina. Gli fa eco Tom Byer, ex professionista americano nominato nel 2012 consulente tecnico del Chinese School Football Program Office: “Non è solo la Cina. Molti paesi in Asia non hanno una cultura calcistica. L’unico modo per fare davvero un cambiamento è responsabilizzare i bambini ed educare i genitori. Non è un segreto che padri e madri pensino agli sport come distrazioni per l’educazione. Non dobbiamo convincere la gente a praticare uno sport solo per diventare professionista, piuttosto dovremmo concentrarci sullo sport come stile di vita”. È questo l’obiettivo della Cina. Perché oggi la potenza di uno stato si misura anche dalla forza della propria Nazionale di calcio.

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