INCHIESTA – La rinascita dell’Atletico Madrid: miracolo di Simeone? Ecco tutta la verità

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ATLETICO MADRID: RINASCERE DALLE CENERI – L’Atletico Madrid ha conquistato l’attenzione della stampa sportiva europea soltanto in tempi recenti. Oggi la squadra allenata da Simeone è considerata una big a tutti gli effetti ma negli anni Duemila la situazione vissuta dai Colchoneros era drammatica. I Rojiblancos vinsero Liga e Copa del Rey nella stagione 1995/1996 ma successivamente iniziarono a susseguirsi una serie di guai che fecero implodere la società spagnola. Fuori dal campo, l’allora presidente del club, Jesùs Gil, fu accusato di avere rapporti con la mafia italiana mentre sul rettangolo verde l’Atletico visse un vero e proprio tracollo che, al termine del campionato 1999/2000 causò la retrocessione della compagine in Segunda División. Dopo due anni di inferno, i Colchoneros furono prelevati da Enrique Cerezo, tutt’oggi è il patron del club. Da questo momento in poi l’Atletico Madrid si rende protagonista di una lenta rinascita. Con Quique Sànchez Flores in panchina la squadra vince sorprendentemente l’Europa League nel 2009-2010 e porta a casa anche la Supercoppa Europea. Il decollo definitivo arriva con Simeone come tecnico: il Cholo, chiamato a sostituire il deludente Manzano, trasforma un buon collettivo in un undici assetato di sangue. Nel 2011-2012 ecco un’altra Europa League quindi, a seguire, altri trofei: Supercoppa Europea e Copa del Rey nel 2012-2013, Liga nel 2014 (finale di Champions League persa ai supplementari contro il Real Madrid) e Supercoppa di Spagna nell’estate appena trascorsa. A differenza di quanto si possa pensare, l’Atletico Madrid non è un modello da prendere come esempio (come contrariamente hanno scritto diversi media italiani). Bilanci ballerini, manovre poco chiare, strani rapporti tra debiti e ricavi e l’immancabile ombra dei fondi d’investimento: c’è di tutto nella recente ascesa dei Colchoneros.

DEBITI E FALCAO – Proprio come il Valencia, di cui abbiamo specificatamente parlato, a partire dal 2008 anche l’Atletico è travolto dalla crisi economica nazionale (ed europea). Si stima che nella stagione 2010/2011 il club debba al fisco spagnolo qualcosa come 215 milioni di euro a fronte di appena 99 milioni di ricavi. Nei due anni successivi i debiti calano leggermente, i ricavi aumentano. Ma succede anche qualcosa di strano. Come può l’Atletico Madrid, con un conto in rosso di oltre 200 milioni di euro, spenderne sul mercato più di 90? Leggendo la tabella delle cessioni di quel periodo si potrebbe rispondere così: facendo cassa. Eppure, nonostante gli incassi derivanti dagli addii di molti top players, fra cui De Gea, Aguero e Forlan, i conti non tornano ugualmente. Nell’agosto 2011 l’Atletico Madrid acquista dal Porto l’attaccante Radamel Falcao, giocatore che soltanto un mese prima aveva prolungato il suo contratto con i Dragões fino al 2015 con tanto di clausola milionaria di 45 milioni di euro. Il prezzo dell’operazione è alto: i Colchoneros versano nelle casse del Porto 40 milioni di euro (più 7 di eventuali bonus). Com’è possibile? In realtà a finanziare buona parte dell’operazione è il fondo Doyen Sports Investments: grazie a questa ‘manna dal cielo’ la società spagnola deve versare al Porto soltanto 18 milioni di euro. Intanto Doyen inizia a sposnorizzare diverse squadre di Liga fra cui proprio i Colchoneros: altro segnale a riprova di un legame sempre più solido. L’Atletico realizza però il vero affare soltanto nell’estate 2013 ovvero quando cede Falcao al Monaco. I monegaschi in quel momento stanno ‘diventando grandi’ grazie all’esperta mano dell’agente Jorge Mendes che inizia a portare nel Principato diversi giocatori della sua scuderia. Il colombiano, guarda caso, è uno di questi quindi una parte dei soldi che Rybolovlev (proprietario del Monaco) spende per portare il campione nel proprio club finiscono nelle tasche del portoghese. Già, perché l’Atletico dovrebbe ricevere 60 milioni di euro (frutto dell’offerta del Monaco) ma di questi ne riceve appena 18 mentre i restanti sono da dividersi tra Mendes e Doyen, che si scopre essere proprietario del 50% del cartellino dell’attaccante. Il quotidiano spagnolo El Paìs arriverà addirittura a sostenere che Atletico Madrid e Doyen si fossero messi in affari.

2014: IL CALCIOMERCATO IN ENTRATA – Arriviamo all’estate 2014: altre stranezze in vista. I Colchoneros, dopo aver vinto la Liga ed essere arrivati in finale di Champions League, effettuano un notevole calciomercato. Alla corte di Simeone approdano diversi campioni del calibro di Cerci (secondo alcuni pagato 16 milioni di euro, secondo altri finanziato per metà da un fondo d’investimento), Griezmann (30 milioni di euro) e Mandzukic (22 mln). Non è finita qui: passano all’Atletico Madrid anche Oblak (16 mln), Moya (3 mln), Siqueira (10 mln), Gámez (2,5 mln), Raúl Jiménez (quasi 11 mln), Correa (intorno ai 7 mln) oltre al prestito di Ansaldi. In tutto l’Atletico spende quasi 110 milioni di euro: le entrate, nonostante alcune cessioni di rilievo, toccano circa 57 milioni di euro. Anche se si considerasse il guadagno relativo ai salari dei partenti, non si riesce a capire come il club spagnolo sia stato in grado di spendere così tanto nonostante i debiti con il fisco. E qui entrano in gioco i fondi d’investimento i quali hanno partecipato direttamente al finanziamento di quasi tutte le operazioni citate. Anticipo oggi per ricevere, di più, domani: la loro logica è questa. Ecco alcuni esempi. Il messicano Raúl Jiménez, pagato circa 11 milioni dal Club Amèrica, è un incognita: perché pagare così tanto un giocatore semisconosciuto? Il motivo è presto detto: il 50% del cartellino del centrocampista appartiene a Jorge Mendes. E, sarà pure un caso, il messicano, arrivato a Madrid da pochi mesi, rischia di fare la fine di Cerci: cessione. Ovviamente, la metà dei soldi che riceverebbe l’Atletico Madrid da questa vendita, finirebbe nelle tasche dell’agente portoghese. Non è finita qui perché anche il trasferimento di Oblak dal Benfica all’Atletico è stato favorito da un fondo. Alla riunione tra Gil Marín, figlio dell’ex patron dell’Atletico e oggi CEO dei Colchoneros, e il presidente del club portoghese pare fossero presenti anche alcuni rappresentati del noto fondo d’investimento Doyen Sport a garantire validi metodi di pagamento per il completamento dell’operazione. In ogni caso Oblak, il portiere più caro della Liga e giunto in Spagna grazie all’intervento di un fondo d’investimento, è presto finito in panchina. Altri soldi sprecati dal club spagnolo finiti per ingrassare soltanto le tasche di terze parti. Tra i volti nuovi figurano anche Cerci e Angel Correa. Il trasferimento del primo appare fortemente influenzato dal volere di un fondo proprio come nel caso del secondo. Il giovane attaccante è stato prelevato dal San Lorenzo per una cifra considerevole, circa 7 milioni di euro. Sembra però che l’Atletico Madrid, con questa cifra, si sia assicurato soltanto il 60% del cartellino di Correa mentre la parte rimanente apparterrebbe a un non meglio noto fondo d’investimento. Quale? Secondo alcuni media ‘il fondo d’investimento di Jorge Mendes‘. In ultimo resta da parlare di Griezmann: i Rojiblancos hanno acquistato il francese dalla Real Sociedad per una cifra che oscilla tra i 25 e i 30 milioni di euro. Non c’è molta chiarezza sul prezzo finale della transazione e i più scettici vedono la mano dei fondi d’investimento anche dietro a questa operazione di mercato.

2014: IL CALCIOMERCATO IN USCITA – Il calciomercato dell’Atletico Madrid è pieno di operazioni poco trasparenti sia per quanto riguarda le entrate che per le uscite. Come abbiamo avuto modo di vedere i Colchoneros hanno contribuito a ingrossare le casse dei fondi d’investimento ricevendo da questi l’aiuto per l’acquisto di alcuni campioni oltre a importanti intermediazioni per il raggiungimento di altri obbiettivi di mercato. Anche le cessioni rispondono a logiche simili. Falcao è solo l’esempio più eclatante visto che in tempi più recenti troviamo i casi di Diego Costa, Adriàn, Roberto e Asenjo. Il primo è finito al Chelsea per 38 milioni di euro ma di questi l’Atletico ne ha incassati circa la metà. L’altra fetta è stata così divisa: il 10% è toccato a Mendes, agente del giocatore, il 20% allo Sporting Braga per i diritti di formazione dell’attaccante e il rimanente è finito a Quality, il fondo d’investimento detentore di una percentuale dello spagnolo (terza parte molto vicina al citato agente portoghese). Proseguendo nella nostra indagine scopriamo che il Porto acquista dall’Atletico Madrid il 60% del cartellino di Adrián López per 11 milioni di euro: contratto fino al 2019 e clausola di 60 milioni di euro (!). Non sappiamo quale fondo d’investimento controlli il restante 40% dell’attaccante. Tralasciando il fresco trasferimento di Cerci al Milan, dove anche qui pare sia forte l’influenza dei fondi, restano da ricordare le cessioni dei portieri Roberto e Asenjo. Il primo ha avuto una carriera molto movimentata tra prestiti, cessioni e acquisti. Nel 2010, terminato il prestito al Real Zaragoza, Roberto torna all’Atletico; da qui l’estremo difensore passa al Benfica per 8,5 milioni di euro firmando un quinquennale con clausola rescissoria pari a 20 milioni di euro (!) ma dopo neppure un anno l’estremo difensore viene acquistato dal Zaragoza per una cifra simile: 8,6 milioni. Nel 2013 i Colchoneros lo riacquistano pagandolo 6 milioni di euro prima di girarlo in prestito annuale ai greci dell’Olympiakos i quali, nel febbraio 2014, lo riscattano per la medesima cifra. Perché un simile giro d’Europa? Il motivo lo svela lo stesso Roberto nel corso di un’intervista: il giocatore è stato vincolato a una TPO ma, nonostante questo, il ragazzo ha sempre avuto ‘una serie di opzioni da scegliere‘ e non si è ‘mai sentito pregiudicato dall’appartenenza a un fondo‘. Sarà, ma scavando più a fondo si scopre che a prelevare Roberto dal Benfica per quasi 9 milioni di euro non fu il Real Zaragoza bensì un indefinito fondo d’investimento che lo piazzò ‘in affitto’ nella squadra spagnola. A rompere questo meccanismo contribuì la retrocessione del citato club in Segunda División che riportò Roberto a casa (Atletico Madrid) salvo ripartire subito per la Grecia (dove gioca tutt’oggi). Arriviamo ad Ansejo. Il portiere nel luglio 2014 viene ceduto dall’Atletico al Villarreal, attraverso un fondo d’investimento, con la formula del prestito con opzione di ricompra (fissata dai Colchoneros intorno ai 4 milioni di euro). In mezzo a cifre e notizie poco trasparenti e contrastanti fra loro, si evince come, ancora una volta, a gestire il mercato di certe squadre non sia la dirigenza bensì uno o più fondi d’investimento. Questi si preoccupano sì di fare l’interesse del club con cui ‘collaborano’ ma pensano anche e soprattutto al loro tornaconto personale. Insomma, tra acquisti e cessioni nel frattempo ricavi dell’Atletico Madrid aumentano, i suoi debiti continuano a essere spalmati ma non ancora estinti e sulle rive del Manzaranne transitano giocatori mossi non tanto da esigenze tecnico-tattiche della società ma dai fili delle TPO. I trasferimenti citati nel seguente resoconto sono soltanto i casi più eclatanti di un mercato, quello Colchoneros, ricco di operazioni molto particolari.

LA MANO DEI CINESI – Notizia dell’ultim’ora è l’acquisto del 20% dell’Atletico Madrid da parte del magnate cinese Wang Jianlin attraverso un accordo tra la dirigenza spagnola e Dalian Wanda Group, gruppo posseduto dal nuovo socio. In cambio di 45 milioni di euro l’asiatico è diventato azionista di minoranza del club spagnolo. Pare che Jianlin – terzo uomo più ricco della Cina – non abbia intenzione, almeno per il momento, di interferire nella gestione sportiva deli Rojiblancos bensì in quella commerciale: promozione del brand e caccia ai nuovi mercati dell’est saranno le parole chiave. Queste le dichiarazioni dell’amministratore delegato dei Colchoneros, Gil: ‘Si tratta di un passo molto importante per il nostro club, nello sforzo di costruire un marchio leader a livello mondiale, in modo da rinforzare le nostre risorse finanziarie per continuare a essere competitivi in Europa‘. Quel che è certo è che il patrimonio di Jianlin è stimato in 21 miliardi di euro e che è stato costruito grazie al citato Dalian Wanda Group (impresa immobiliare) e all’AMC Entertainment Holdings (attivo nella gestione di sale di cinema). In sostanza, oltre al nuovo contratto di sponsorizzazione con l’Azerbaigian ‘Land of Fire’, in grado secondo alcuni di garantire 15 milioni di euro annui, ecco anche la mano cinese ad alimentare le finanze dell’Atletico Madrid. Altre finanze fresche per i Colchoneros, ormai pronti a conquistare anche l’Oriente.

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