Lazio, quante intimidazioni ai giocatori

ROMA –  A questo punto siamo arrivati: i giocatori della Lazio minacciati e intimiditi dai tifosi di Lazio e Roma prima della gara con l’Inter. I primi ordinavano di perdere con i nerazzurri, gli altri avvertivano che, se non avessero fermato la squadra di Mourinho, sarebbero stati guai. È stata durissima la settimana dei calciatori biancocelesti: da soli contro tutti. Qualcuno ha cercato di ignorare le minacce (che ieri sera la curva Nord ha però smentito in un comunicato), ma un episodio ha scosso un ambiente già frastornato: l’annuncio che l’auto di Balotelli era stata sabotata. Rischiare la pelle per una partita di calcio è una follia: bisogna mettersi nei panni dei calciatori della Lazio per provare il senso di angoscia prima di giocare. L’ambiente dell’Olimpico ha fatto il resto: quando sono arrivate le prime bordate di fischi dopo le parate di Muslera o gli assalti di Kolarov e Zarate, i calciatori hanno provato un senso di smarrimento. Non si era mai visto uno stadio con le due tifoserie che festeggiavano un gol: tutti in piedi ad applaudire la rete di Samuel, ex romanista. L’allenatore laziale, Reja, costretto in tribuna per la squalifica, nell’intervallo era furibondo: ha cercato di scuotere la squadra, ma nel secondo tempo la Lazio è sparita. Il pallone scottava tra i piedi. Muslera, il migliore dei laziali, ha cercato di chiedere alla difesa di salire, ma accadeva il contrario. Poi è arrivato il 2-0 di Motta ed è cominciata un’altra partita: cercare di capire come e perché è accaduto tutto ciò. L’ammissione Cristian Brocchi, unico giocatore laziale a parlare dopo la gara, ha detto: «Clima surreale, ma a Roma c’è odio sportivo tra le due squadre». Per chi frequenta Roma, le dichiarazioni di Brocchi sono una banalità, per chi vive lontano dalla capitale sono un’enormità. All’estero non hanno dubbi: il derby romano è considerato tra i più pericolosi del mondo. E proprio nel derby è avvenuto un episodio che ha reso furibondi i tifosi laziali e qualche calciatore: i pollici all’ingiù di Totti. Qualcuno, a proposito di pollici, se l’è legata al dito. Poi c’è stata Roma-Samp, con la sconfitta giallorossa e le dichiarazioni di De Rossi che ironizzavano sull’impegno dei laziali con l’Inter. Segnali La cronaca di una sconfitta annunciata comincia lunedì 26 aprile. Il presidente laziale Lotito fiuta l’aria: «Da qui alla fine del campionato giocheremo tre finali». Reja aggiunge: «Ci servono quattro punti per la salvezza. Siamo in crescita, non perderemo con l’Inter». Ma un tifoso si rivolge a Ledesma nel suo blog: «Domenica avete la possibilità di salvare la stagione. Dovete perdere con l’Inter e poi tutti a festeggiare con il pollice verso… Certe cose non si dimenticano». Martedì 27 aprile il tam tam tra siti e radio aumenta: «Niente scherzi, contro l’Inter si deve perdere». Reja replica: «I tifosi fanno il loro mestiere, ma dobbiamo pensare solo a noi stessi». Lotito fa sapere: «Lazio morbida contro l’Inter? Mi offende solo che qualcuno possa pensarlo». Ma da Formello trapela il risentimento nei confronti di De Rossi: «Dice che dobbiamo dimostrare di essere professionisti? Domenica glielo faremo vedere». Buoni propositi mercoledì 28 aprile scende in campo il capitano laziale, Tommaso Rocchi: «Questo clima ci dà fastidio. Sento parlare molto di noi, la Lazio va lasciata in pace. Siamo professionisti e daremo il massimo con l’Inter». Di lui si perderanno le tracce: contro l’Inter andrà in panchina. Venerdì 30 aprile riecco Lotito: «I sospetti ci offendono». Si fa sentire anche Lopez, al debutto: «Capisco i tifosi, ma la Lazio deve salvarsi. La partita va giocata e noi dobbiamo fare punti». Arriva domenica e la Lazio perde. Da copione?

Fonte: Gazzetta dello Sport

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