Inter, l’editoriale di Vernazza: la Champions e il mal di pancia di Ibra…

ROMA – Pare che al secondo gol di Milito gli sia venuto il mal di pancia. Uno dei soliti attacchi, di quelli che lo inducono a correre in bagno o a cambiare squadra. Dov’è Zlatan Ibrahimovic? Dov’era sabato sera? Nella sua villa di Malmoe, in ferie. Bene, si suggerisce a Valerio Staffelli di prendere il primo aereo per la Svezia e di consegnare un tapirone dorato a Ibra: oggi nessuno è più attipirato di lui. Zlatan non parteciperà al Mondiale, Svezia fuori alle qualificazioni. Senza Zlatan l’Inter ha vinto una storica Champions League. Il Barcellona ha comprato David Villa e in Spagna si interrogano sulla compatibilità tra il nuovo acquisto blaugrana e il lungagnone slavo-svedese. Un brutto periodo. La conquista della Liga assomiglia a un palliativo. Il mal di pancia deve averlo colpito sul serio perché, intervistato dal magazine «Café» , Ibra ha detto: «L’Inghilterra non la sento vicina. A me non piace la pioggia ». Traduzione dall’ibraese: non vado in Premier League, però mi sono già stufato del Barça. Nei peggiori bar di Barcellona la sua reputazione è ai minimi, lì è opinione diffusa che Zlatan sia una specie di virus e abbia infettato i meccanismi del gioco di Guardiola. Non sembra un caso che Leo Messi, nell’ultima Champions, abbia fatto il Messi ogni volta che Ibrahimovic non c’era (si veda il 4-1 all’Arsenal). La foto nel parcheggio, quella delle strane effusioni con Piquè, è stata la penultima mazzata. L’ultima gliel’ha inferta il Principe, con la doppietta del Bernabeu, perché Milito è riuscito laddove il predecessore aveva fallito, riportare la Coppa più importante nella Milano nerazzurra. Il solito Zlatan, forte coi deboli e debole con i forti, decisivo contro Reggina o Almeria, ininfluente contro il Manchester o la super Inter 2010. Il mal di pancia è fastidioso, ma dai, Ibra, resisti, vai in farmacia e prendi i fermenti lattici oppure chiedi a Mino Raiola di trovarti un’altra sistemazione. Insomma, fai qualcosa, deve essere dura tenersi tutto dentro.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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