Moggi rivela tutto: “I segreti della Gazzetta, le imposizioni della Figc e quello strano incontro tra Moratti e Auricchio…”

ROMA – Sono sempre in attesa di sapere da “Palazzo di Vetro” un parere sul ruolo e le frequentazioni del suo collega della Gazzetta, Maurizio Galdi, in ordine all’indagine di Calciopoli, il suo ruolo attivo e la collaborazione anomala con gli investigatori assolutamente non in linea con il codice di un giornalista.
Le domande passano a due, e per Ruggero Palombo nel caso, attengono all’intero ruolo della “Gazzetta”, a quello che ha recitato finora nell’indagine e a quello che intende recitarvi. Non c’è nessuno che non ricordi il titolo del 7 novembre 2009 del giornale rosa “Ecco come truccavamo i sorteggi degli arbitri”, messo lì sopra la testata di prima pagina, dove fa più effetto, esposto dagli edicolanti a beneficio anche di chi mai comprerebbe un giornale.

E di spalla a quel titolo un editoriale di Palombo, “Pallina al centro”, coacervo di conclusioni contrastanti con la verità che emergeva già allora e basate sul nulla. Il teorema fasullo era stato già smantellato nel corso delle varie udienze, ma è risultato del tutto schiacciato nell’udienza di martedì scorso, quando la difesa di Pairetto ha chiamato a testimoniare uno dei notai di quei sorteggi e un giornalista che vi aveva partecipato, esperto di quelle vicende. Il ruolo del giornalista era terminale rispetto alle varie fasi (estraeva solo il nome dell’arbitro), ma il pastrocchio di un trucco non si sarebbe potuto tenere in piedi senza coinvolgerlo. Il giornalista, però, variava a ogni sorteggio.

Questa elementare verità non aveva bisogno di testimoni a supporto, ma alla Gazzetta non è bastata nemmeno l’udienza di martedì per trovare il coraggio di emendare quel titolo. Neanche un titoletto interno, ma nel resoconto millimetrico dell’udienza ci si arrampica su una domanda del pm rivolta al notaio, a proposito delle rare volte in cui qualche pallina si apriva, che però nel caso veniva richiusa e rimescolata. La critica del pm era indirizzata al fatto che di questo non fosse stata data verbalizzazione, ma il notaio ha ribadito l’intera regolarità delle estrazioni. Credo che la Gazzetta abbia perso l’occasione di fare opera di verità e di imparzialità in questa vicenda.

La strana apparizione di Moratti alla presentazione del libro sui mondiali d’Argentina del ’78, si è ampliata con la partecipazione del colonnello Attilio Auricchio, scovata con tanto di video dagli attenti osservatori di Ju29ro. Quasi una rimpatriata che ha suggerito allo stesso sito web di commentare alla maniera di un recente film “c’erano un argentino, un milanese e due napoletani”. Sembrerebbe una barzelletta, ma non lo è. Il punto nodale riguarda la comparsa di Moratti, il suo “saluto caloroso” con il pm (pronto a chiamare il presidente nerazzurro come teste nel processo di Napoli) e la loro uscita in ascensore. Ora si apprende anche del parlottare fitto fitto in sala con Auricchio. Tuttosport non manca di rilevare che l’investigatore è quello che «bollò come non interessanti le intercettazioni tra l’Inter e i designatori». Ma chi aveva invitato Moratti? L’ “amico pm”, spiega Tuttosport, riferendo la risposta data dallo stesso patron al giornalista.

Ultimo capitolo di giornata, non meno scandaloso, quello dei due pesi e due misure della giustizia sportiva. Ne avete già letto su queste pagine in merito all’ultimo deferimento dei Menarini (Bologna), “colpevoli” di una cena fatta con il sottoscritto. Aggiungo io che un dirigente federale si è fatto anche cura di dire a un presidente di recente nomina, con il quale vanto un’amicizia ventennale, come possa essere pericoloso avere rapporti con me, costringendolo a evitare per paura anche solo di telefonarmi. Deduco che mi si voglia fare terra bruciata intorno, mi si vorrebbe togliere anche il diritto alla parola. Se la regola dice che non si possono fare trattative con persone inibite, Palazzi deve spiegare perché non osserva la regola, perché guarda e non vede gli affari (non gli approcci) che si sono fatti tra presidenti squalificati e altri presunti campioni di onestà. Forse Palazzi ha paura di “toccare” talune persone, e, al tempo stesso, ritiene che una cena fatta tra amici sia atto molto più grave.

Vorrei tra l’altro ricordare al procuratore federale che il sottoscritto, per sua scelta, si è dimesso da tesserato Figc il 16 maggio 2006, e che oggi è un privato cittadino, quindi non inibito né squalificato, come riconosciuto e confermato dalla Corte di Giustizia Federale nel settembre 2008. Un cittadino libero di parlare con chicchessia, un cittadino che si sta ormai stufando di essere preso per il “bavero”.

fonte: libero.it

La Redazione di Calciomercatonews.com

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