Calcioscommesse, Doni e l’incubo di rovinare l’Atalanta

CALCIOSCOMMESSE DONI ATALANTA – Dallo scorso 27 agosto quando la giustizia sportiva ha confermato la squalifica per 3 anni e 6 mesi, Cristiano Doni ha un incubo in testa: che il suo amico Nicola Santoni faccia saltare tutto. «Quello lì, smetta di far cagate». L’ordinanza ricostruisce i frenetici tentativi dei soci Alessandro Ettori (indagato) e Antonio Benfenati (arrestato). La manovra a tenaglia riesce. Anche grazie ai soldi che Doni fa arrivare a Santoni. Il 22 agosto Ettori cena con Doni e pianifica un incontro con Sartori la sera seguente. Si vedono a Manerba del Garda, nell’auto del preparatore gli investigatori piazzano una cimice. E quando i due si mettono a discutere, forniscono l’assist ai magistrati. Ettori spiega: «Nicola, devi stare tranquillo. Non può muoversi è pedinato. Domani Cri va a prendere 25-30 mila euro. Li tiene in casa. Sistema tutto, per tutti e due. Il presidente non sa un c… ma per i possibili anni di squalifica farà in modo di darti quello che ti spetta». Santoni risponde: «L’unica preoccupazione è l’avvocato…». Ettori lo tranquillizza: «Pagano loro, pagano loro…». La trattativa si «chiude» sulla riviera romagnola. Doni scende al bagno e incontra proprio Santoni. La promessa dei soldi è mantenuta. Nella cucina si chiariscono. Subito dopo «l’amico ritrovato» parla dall’auto con la cimice alla fidanzata: «Era arrabbiato perché l’ho messo in difficoltà con il resto della squadra quando ho parlato con Chicco (Manfredini, ndr) di alcuni fatti. E poi mi ha detto “Guarda, se ci va di mezzo l’Atalanta io e te dobbiamo scappare, cambiare nazione”. Comunque, ora farò tutto quello che dovrò fare». Tombola. Con i soldi dati, Doni ha la certezza di non dover affrontare un pericoloso testimone. Un pentito come Micolucci che il capitano nerazzurro definisce «un bastardo». Da quel giorno con Santoni iniziano a pianificare la manomissione dell’iPhone. Sarà il loro clamoroso autogol, realizzato con la voce in falsetto. La sera prima di Atalanta-Piacenza, la madre delle partite truccate, i telefonini di Doni e Benfenati agganciano la stessa cella, quella vicino al centro Bortolotti dove il giocatore è in ritiro. È in quel momento che avviene la consegna della scheda intestata a un romeno e attivata il giorno prima a Milano Marittima. Secondo il presidente Percassi, in una dichiarazione spontanea al Tnas, nessuno durante il ritiro può entrare a Zingonia senza autorizzazione. Chi, dunque, l’ha data a Benfenati? Da quel momento il giocatore inizia a usare la scheda che ritiene sicura e manda messaggi o telefona a raffica: sul pullman diretto allo stadio, dagli spogliatoi e persino prima del riscaldamento (sms delle 14.23, la gara era alle 15). Nel frattempo Benfenati dall’autogrill Brembo a Osio Sopra usa il telefono pubblico prima di andare allo stadio. Guarda caso Doni a luglio si lamenta con l’Eco di Bergamo per un articolo che parla proprio di questo episodio e attacca la Gazzetta perché se ne sta occupando Doni si porta la scheda anche all’interno dello stadio. La partita finisce 1-1 e per i giudici il pari è concordato dal capitano per conto del club. Il «dobbiamo cambiare nazione» in questo caso potrebbe non bastare…

Stella Dibenedetto – Calciomercatonews.com

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