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Barcellona, viaggio al centro della crisi: 5 problemi che hanno inceppato la macchina perfetta


Tiqui-taca, reparti compatti, pressing altissimo, movimenti sincronizzati, piogge torrenziali di gol in ogni partita: a tutto questo si era abituati quando in campo c’era il Barcellona di Guardiola, a detta di molti una delle squadre più forti della storia del calcio. Non sono passate ere geologiche da quando i blaugrana incantavano il mondo con il loro gioco spumeggiante bensì soltanto due stagioni ma da allora sembrano essere trascorsi secoli. Ora l’allenatore capace di vincere 14 trofei in quattro anni si trova in Germania alla guida del Bayern Monaco mentre i droidi sfornati dalla Masia iniziano a trasformarsi in esseri viventi capaci anch’essi di sbagliare, rimanere schiacciati sotto il peso delle critiche e subire brucianti sconfitte. Eppure nel 2012-2013 Tito Villanova è riuscito a portare a casa la Liga mentre il Tata Martino una Supercoppa di Spagna nel 2013 ma in Catalgona sembra non essersene accorto nessuno. Dopo la recente eliminazione subita in Champions League contro l’Atletico Madrid è arrivata pure la sconfitta in finale di Coppa del Re di fronte agli arcirivali del Real Madrid intramezzata da un altro ko, in campionato contro il modesto Granada. Sono bastate tre partite storte per far esplodere un ambiente abituato a vincere incantando. In ogni luogo della terra sarebbe pura follia criticare campioni del calibro di Iniesta, Xavi, Neymar e Dani Alves ma non in quel di Barcellona dove i più hanno già perso la loro (poca) pazienza. E’ davvero finito il ciclo vincente del Barça? La risposta resta soggettiva. Una cosa è certa; la macchina perfetta si è inceppata e di seguito ecco cinque problemi che la dirigenza blaugrana deve sperare di risolvere al più presto.

1) PROBLEMI SOCIETARI
Il colpo dell’estate risponde al nome di Neymar, talentuoso attaccante brasiliano proveniente dal Santos. Il prezzo dichiarato da Rosell? 57.1 milioni di euro. Sbagliato perché dopo alcuni mesi la stampa spagnola scopre l’inganno. In realtà le cifre sono molto più alte; si aggirano intorno ai 130 milioni di euro tra marketing, bonus vari ( e considerando anche i 44 milioni di euro che la società catalana deve versare in cinque stagioni al giocatore). Morale della favola: il presidente Sandro Rosell si dimette dall’incarico e lascia la poltrona ad uno spaesato Bartolomeu. Ah, la sanzione della Uefa non aiuta di certo per programmare il futuro: due sessioni di mercato bloccate.

2) MERCATO SBAGLIATO
Il Barcellona non ha mai avuto problemi economici per l’acquisto di giocatori. Ogni anno arrivano in Catalogna atleti di primissimo livello ma negli ultimi tempi non è stato considerato un fattore determinante: l’età delle colonne della squadra che avanza sempre di più. Invece di rinforzare ulteriormente il reparto offensivo – formato già da gente come Messi, Pedro, Alexis Sanchez – con l’acquisto di Neymar sarebbe stato più opportuno rinforzare difesa e centrocampo. Fino a prova contraria Xavi, Iniesta e Puyol non sono immortali.

3) MESSI: UNA STAGIONE NON AL MASSIMO
Non che il Barça sia Messi-dipendente, ci mancherebbe altro, però avere arruolabile La Pulce o meno cambia inesorabilmente le sorti di una partita o addirittura di una competizione. Quest’anno il Pallone d’Oro è andato a Cristiano Ronaldo complici anche i numerosi problemi fisici dell’argentino tra infortuni e preoccupanti conati di vomito. Nelle gare decisive l’asso dei catalani ha giocato a nascondino con le difese avversarie risultando inefficace. Urge il ritorno del vero Messi.

4) TATA MARTINO: UN VALIDO ALLENATORE?
Dopo l’epopea di Guardiola il Barcellona ha vissuto di rendita. Sì perché né Vilanova né Martino hanno proposto innovazioni tattiche. I blaugrana hanno continuato a mettere in pratica gli insegnamenti del Maestro e finché le condizioni sono state favorevoli nessuno ha storto il naso. All’inizio di questa stagione il “Tata” ha però constatato che qualcosa non andava e ha provato a cambiare filosofia ottenendo pessimi risultati. Servirebbe un traghettatore con idee più chiare: l’era del Tiqui-Taca è finita signori, avanti il prossimo.

5) UN ATTACCO SPENTO, UNA DIFESA BALLERINA
Le ultime tre partite hanno evidenziato questo problema: un reparto offensivo smarrito e quello arretrato traballante. Andiamo con ordine. Davanti il talento non manca ma la vena realizzativa dei tempi migliori è andata a farsi benedire perché contro difese attente e schierate trovare il varco giusto è diventata un’impresa anche per Messi. Dietro l’assenza di Piquè e un Puyol ormai sulla via del declino hanno dato via libera alla coppia Mascherano-Bartra. Non il massimo.

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