Usa, gli Yankes alla conquista del mondo in 5 mosse

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MONDIALI BRASILE 2014 – Gli Usa hanno fatto innamorare un popolo intero. La Nazionale guidata dal tedesco Klinsmann si è qualificata per gli ottavi di finale arrivando seconda, alle spalle della Germania, in un girone di ferro con Portogallo e Ghana. Eppure, nonostante le perplessità iniziali, vittoria all’esordio contro gli africani 2-1, pareggio sfortunato col Portogallo e sconfitta di misura al cospetto dei panzer: non male per una squadra non abituata a grandissimi palcoscenici internazionali. In un paese come gli Stati Uniti d’America la gente ha altro a cui pensare al posto del calcio: qui a far da padroni ci sono altri sport quali il basket, il baseball e il rugby. Ma non il football, pardon, soccer (così gli americani chiamano quello che noi concepiamo come football). Negli ultimi anni la Major League Soccer, campionato statunitense più comunemente abbreviato in MLS, si è smosso dai suoi standard iniziali semi dilettantistici: dal 1996 in poi lentamente sono arrivate le sponsorizzazioni massicce, i soldi – che non sono mai mancati alla maggior parte dei ricchi proprietari dei vari club iscritti al torneo – hanno iniziato a girare e parecchi campioni europei a fine carriera hanno scelto di terminare la loro attività calcistica oltreoceano. Tutto questo ha sicuramente potenziato il grado di diffusione del calcio negli Usa e la Nazionale oggi raccoglie i frutti di tanto lavoro la cui programmazione può dirsi iniziata nel 1994, anno in cui il Mondiale si svolse proprio negli Stati Uniti d’America. Oggi parecchi giocatori del team sono tesserati con club esteri ma non mancano sorprese ‘locali’ in una Nazionale, gli USA, che adesso vuol provare a spingere ancora di più sul pedale dell’acceleratore. Ecco a voi gli Yankes che proveranno ad andare alla conquista del mondo (calcistico) in 5 mosse. Probabilmente non arriverà la vittoria finale ma poco importa: per gli Stati Uniti sarebbe già una vittoria acquistare autorevolezza calcistica agli occhi degli altri continenti.

1) LA SAPIENZA TATTICA DI KLINSMANN
Klinsmann è al suo secondo Mondiale come C.t dopo l’esperienza con la Germania nel 2006. Da quando il tedesco siede sulla panchina degli Usa molte cose sono cambiate per la squadra a stelle e strisce a cominciare dal modulo e dai metodi di lavoro decisamente adattati agli standard europei (vedi punto 2). La disposizione tattica non è un dogma inviolabile, si adatta agli avversari ed è pronta a variare a seconda delle circostanze: basti pensare che all’esordio contro il Ghana gli Usa schieravano un camaleontico 4-3-1-2 di base quindi con il Portogallo ecco il 4-2-3-1 ed infine di fronte alla Germania la squadra si è riunita sotto un più prudente 4-4-2. Superata l’insidia del gruppo G, adesso gli Stati Uniti incontreranno agli ottavi il Belgio.

2) IL CARATTERE ‘EUROPEO’
I punti di forza della Nazionale americana hanno giocato nei maggiori campionati d’Europa. Bradley ha avuto esperienze importanti in Serie A con Chievo e Roma, Howard in Premier con il Manchester United (oggi nell’Everton), Green milita attualmente nel Bayern Monaco mentre di Dempsey si ricordano le sue presenze nel Fulham e Tottenham. Tutto questo permette agli Usa di mostrare il carattere europeo dei suoi protagonisti: la duttilità, l’esperienza ad alti livelli e la capacità di adattarsi. E di questo Klinsmann (ha fatto e) proverà a far tesoro.

3) BRADLEY E DEMPSEY: I FARI DEL TEAM
Non c’è Donovan, lasciato a casa inspiegabilmente da Klinsmann. Quindi gli Usa non hanno una stella? Alla vigilia del Mondiale si rimproverava questo agli Stati Uniti ma in realtà ne sono spuntate due e piuttosto luminose in un firmamento piatto ma comunque da non denigrare: Bradley, metronomo-mastino-fantasista dell’undici titolare, e Dempsey, eclettico giocatore andato in gol già due volte nella fase a gironi. Sono loro due i fari di un collettivo ordinato e compatto.

4) L’ESPERIENZA DI HOWARD
Capitolo portiere. Fra i pali gli Usa presentano un rispolverato Howard, ex portiere dei Red Devils attualmente tesserato tra le fila dell’Everton. La sua esperienza è già stata decisiva e gli Stati Uniti si affidano ai guantoni di Tim per continuare a sognare. In passato qualche papera ha mosso diverse critiche nei confronti di Howard: gli Yankes facciano gli scongiuri. Per adesso è filato tutto liscio.

5) GIOVANI LEONI: SI APRE UN CICLO VINCENTE?
Forse gli Usa hanno iniziato a raccogliere i frutti del loro lavoro. In Brasile figurano in rosa diversi giovani interessanti dal futuro assicurato. Qualche nome? In difesa spicca Brooks, classe ’93 dell’Herta Berlino, quindi Chandler (’90 del Norimberga) e Yedlin (’93 Seattle Sounders). A centrocampo tutti gli occhi sono puntati sul talentino Green (’95 Bayern Monaco). Attenzione anche all’attaccante Johannsson (’90 dell’Az). Se manterranno le aspettative li rivedremo presto nella Nazionale del futuro.

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