Prandelli e l’Italia: ‘Ho fallito ma non sono scappato’

Prandelli

PRANDELLI ITALIA – Cesare Prandelli, a quasi un mese dalla disfatta italiana in Brasile, torna a parlare del fallimento della sua Nazionale dalle pagine del Corriere della Sera in un’intervista in cui precisa di non essere scappato quando ha accettato la panchina del Galatasaray: “Nella vita di un professionista ci sono alti e bassi, ma sono gli alti e i bassi di un privilegiato. Sono stato attaccato crudelmente. Va bene. Ma non devo sentirmi una vittima. Non ne ho il diritto” .

PRANDELLI E I SASSOLINI DALLA SCARPA

L’ex C.T. della Nazionale si toglie qualche sassolino dalla scarpa: “Il diritto di critica è sacrosanto. Ma dev’essere mantenuto nei limiti della verità, della civiltà e delle proporzioni. Secondo me chi ha scritto e detto certe cose si deve vergognare. L’accusa di essere scappato. L’idea della fuga. Non è vero. L’ho dimostrato nella mia vita, personale e professionale. È successo a Parma, dopo il crac Parmalat: sono scappati in tanti, io sono rimasto e con la mia squadrettina siamo arrivati quinti. È successo a Firenze. Non sono scappato. Sono rimasto al mio posto da solo, con i dirigenti inquisiti in Calciopoli, e nonostante questo, senza penalizzazione, saremmo arrivati secondi in campionato. E non sono scappato dalla federazione: siamo tutti dimissionari! Quindi io non sono scappato da nes-su-no. Fuga? Fuga de che?. Mi hanno accusato perfino di ‘non essere rimasto a elaborare il lutto’. Ma questo non è compito dei defunti!” .

Prandelli confessa che in Brasile   “è il progetto che non ha funzionato! Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Pensavamo di mettere in difficoltà la Costa Rica e non ce l’abbiamo fatta. Questo era il progetto tecnico. Ed è fallito. Punto. La responsabilità è mia” .

“Il campionato mi ha dato indicazioni, e ho cercato di seguirle – ha proseguito – Ho pensato che, con gente di qualità in mezzo al campo, avremmo trovato facilità di manovra e profondità con gli esterni. Con la Costa Rica non ha funzionato. Avevo Cerci, Insigne, Cassano, Balotelli, quattro attaccanti che in campionato hanno mostrato il loro valore. Non siamo riusciti a creare una palla gol e siamo andati dodici volte in fuorigioco. Ho messo quei quattro e pensavo di vincere la partita. E, ripeto, ho fallito”.

Sugli uomini: “Rifarei ogni scelta. Con Montolivo e Giuseppe Rossi la squadra aveva dimostrato una buona identità. Dopo gli infortuni, abbiamo dovuto cambiarla. Balotelli? Mario è un ragazzo fondamentalmente buono. Non è un ragazzo cattivo. Ma vive in una sua dimensione che è lontana dalla realtà. Ma non vuol dire nulla. A 24 anni ha la possibilità di fare tesoro di questa grande esperienza. E se critichiamo Buffon dopo 142 partite in nazionale non abbiamo capito cosa ha fatto… ” .

“La Germania, quando ha avuto difficoltà, si è chiesta: qual è la nostra squadra più importante? Non ha risposto Bayern o Borussia. Ha risposto “Germania” e tutti si sono messi al servizio della nazionale. Nelle squadre italiane giocano il 38% di italiani. La stessa Juve ha sei titolari stranieri. Puntare sui settori giovanili!, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando? Ripeto, dobbiamo partire da una domanda: qual è la squadra più importante in Italia? Non è la tua Inter, non è la Juve, la Roma, la Fiorentina o il Milan. È la nazionale. Solo così si arriva preparati ai grandi eventi. Ma la nazionale galleggia ancora e si rimetterà a navigare. I giocatori potranno riscattarsi” .

I motivi che hanno spinto Prandelli a scegliere il Galatasaray: Mi hanno chiamato, poi richiamato. ‘Siamo una grande società. Abbiamo messo in stand-by otto allenatori per te…’. E poi il campo. Avevo il bisogno fisico di mettere le scarpette e tornare in campo. Quando cadi dalla bicicletta da bambino devi risalirci subito. Le persone che mi vogliono bene mi vedevano in uno stato comatoso. Lo dovevo anche a loro. Vado a fare il mio lavoro, è una sfida, mi rimetto in gioco. Andrò a caccia della quarta stella, il ventesimo Scudetto” .

La Nazionale è un capitolo chiuso: “Assolutamente. Il mio tempo azzurro è passato” .

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Stella Dibenedetto – www.calciomercatonews.com

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