Fuorigioco con Tommaso Labate: ‘La selezione dei politici la farei allenare a Matteo Renzi e Beppe Grillo. Il premier del calcio? Zdenek Zeman’

Tommaso Labate [foto di Salvatore Contino]

Legge del gol, senatori, e ancora “detta legge a centrocampo”. Per non parlare dei personaggi a cavallo tra il calcio e la politica: ma chi ha detto che effettivamente i ruoli dei due “mondi” non possano scambiarsi?

Ai microfoni di calciomercatonews.com, in Fuorigioco abbiamo pizzicato Tommaso Labate, giornalista politico del Corriere della Sera con la passione per il calcio: posato l’Iphone, è tempo di indossare le vesti del selezionatore…

Sul taccuino di Fuorigioco sei finito tu… Chi è Tommaso Labate?

Un ragazzo di Marina di Gioiosa Ionica, anche se ho 35 anni: è ciò che mi descrive di più.

Dietro la maglietta che ci scriviamo?

22, Milito, tutta la vita. Milito è a metà tra un’icona filosofica ed un modo di essere: risponde a più caratteristiche. Innanzitutto conferma la vulgata secondo cui nella vita c’è tempo e c’è speranza per tutto: parliamo di un calciatore che fino a 31 anni, di fatto, ha giocato soltanto nelle squadre piccole e di un nipote di immigrati calabresi. Un giocatore che in un solo anno ha deciso tre competizioni firmandole tutte e tre: l’Inter poteva vincere tutto e niente ad un certo punto dell’anno. Il mio più grande rammarico, da fanatico del calcio, ed è uno dei motivi per cui non mi sarà mai simpatico Diego Maradona, è che non gli abbia dato opportunità di giocare al Mondiale di fatto escludendolo dalla corsa per il Pallone D’Oro.

Tommaso in una squadra ad 11 dove si schiera?

Si schiera dove si schierava quando giocava, con scarsi risultati, ad undici, e dove si schiera attualmente ad otto o a cinque, cioè sulla destra: dove si corre di più e c’è la possibilità di fare meno danni possibili.

L’attaccante o il giocatore che si trova in Fuorigioco, in realtà, ha visto qualcosa che c’è o non c’è: tu come professione, sulla tua carta d’identità, hai quella di giornalista. Quindi… Perché non proporre una formazione ad undici dell’attuale Parlamento, a seconda della tua prospettiva?

Come portiere vedrei Angelino Alfano (Min. dell’Interno), perché è bersagliato dai tiri degli avversari, fa più papere che miracoli però è il portiere per eccellenza di questa legislatura, quello che ha preso più pallonate addosso: sue e di altri. La politica è poco ariosa, risponde ad uno schema classico, all’italiana: ci si aspettava una legislatura più fantasiosa, invece nel modo in cui è maturata, è molto all’italiana, il che non è necessariamente un difetto.

Il libero è Luca Lotti (Sottosegretario Pres. Consiglio) perché è uno che sa comandare la difesa, che in questo caso è intesa come attacchi che arrivano al governo. Fa un lavoro visibile come libero alla Franco Baresi, ed un lavoro invisibile, di rottura, come poteva essere uno stopper alla Pietro Vierchowod o Riccardo Ferri Terzino a destra mettiamo Fabrizio Cicchitto: vecchio veterano e mestierante della Prima Repubblica, che prima giocava in avanti ed ora l’età lo ha retrocesso indietro. Nel calcio moderno sarebbe l’unico ruolo che non potrebbe occupare perché il terzino serve bello vivace, ma qui il terzino è fisso. A sinistra, fluidificante ed arioso, c’è Mario Tronti (Sen. PD, ex PCI) che, essendo lo zio di Renato Zero, può portare più spettatori allo stadio. Ultimo ruolo di difesa lo darei a Paolo Romani (Capogruppo al Senato per FI): anche lui ha fatto più vite, inventore di alcune note trasmissioni televisive (tra cui quella di Maurizia Paradiso) fine conoscitore della TV, vecchio centrocampista delle imprese berlusconiane che ora si è arretrato in difesa per fare muro al Senato.

A centrocampo, nel ruolo alla Pirlo, vedrei Roberto Speranza (ex Pres. Deputati del PD, unico dimissionario per dissenso politico): secondo me ha grande visione ed ha saputo orchestrare un gruppo parlamentare che non sempre gli è stato amico finché ha potuto. Il centrocampista di rottura è Renato Brunetta: in fondo ha estro e fantasia a modo suo, ed entra nelle gambe senza farsi problemi.

Un Medel quindi?

Non bestemmierei, per me Medel è sacro!

Torniamo al centrocampo…

A centrocampo inserisco una new entry, una promozione dalla Primavera, la classica scommessa che può diventare un Falcao oppure un Andrade, l’ex Roma: Francesca Pascale, che pur non essendo parlamentare, ha rilevanza politica e, tra mille difetti che tanti decantano, ha aperto un partito liberale all’insegna dei diritti civili.

Adesso passiamo alla batteria offensiva…

Il mestiere da CT è duro… In attacco mettiamo Matteo Salvini (Segr. Lega Nord) perché si muove, fa scorribande, crossa in tribuna e a volte si accentra e tira: è più un idolo del tifo che un buon giocatore, o almeno ancora non lo ha dimostrato. A sinistra abbiamo Silvio Berlusconi perché suo malgrado è alla sinistra di Salvini, ed ha dimostrato di poter tirare fuori il guizzo anche quando viene dato per finito. Berlusconi: sa essere quadrato, fantasioso, folle… Praticamente un Sivori a sinistra. Punta centrale ci mettiamo Giorgio Napolitano: anche da ex Presidente, è stato, secondo me, protagonista di questa e della passata legislatura, ed il suo ruolo in futuro verrà riscoperto e ristudiato per questo periodo.

Manca l’allenatore…

Potremmo dare a Matteo Renzi il ruolo di allenatore, con un vice alla Orecchia della Longobarda di Oronzo CanàBeppe Grillo. Serve anche a lui stare in seconda linea, e non in prima.

Ora abbiamo un problema: se tutti giocano, chi resta nel “Palazzo”?

Il Presidente della Repubblica è Javier Zanetti, ha l’età giusta. Il Premier è Zdenek Zeman: un governo aperto a tutti. Andrea Pirlo è il ministro dell’Interno, è un uomo d’ordine. In ordine sparso, vedrei bene Massimiliano Allegri, grande personaggio, al ministero della Attività Produttive: ha prodotto, con meno movimenti del corpo e più movimenti della testa, quello che negli anni passati ha ottenuto Conte. Non metterei nel governo Filippo Inzaghi, lo escluderei proprio. Uno come Eusebio Di Francesco lo metterei al Ministero dell’Economia, gli diamo un ruolo importante: la scorsa stagione si è dimostrato molto più di testa di un presidente che lo ha esonerato ed è riuscito a tornare per regolare i conti.

Per il Ministero dell’Istruzione invece?

Il calcio ha bisogno di valori: lo do a James Pallotta. E’ stato coraggioso con la polemica contro i cosiddetti tifosi che hanno esposto striscioni contro la madre di Ciro Esposito e ha dato un grande insegnamento: un buon ministro deve essere un grande insegnante, quindi Pallotta mi sembra adatto. Ai Beni Culturali, intesi come prospettiva, a Felipe Anderson: in sé per sé, è un’opera d’arte già da solo.

Mancano le Pari Opportunità…

Direi Marcello Lippi. Ero scettico sulla sua figura, ma l’ho sentito di recente in TV, e l’ho trovato molto pacificato nel suo essere una persona saggia. Ha avuto belle parole per Zeman, suo rivale. Meriterebbe una casella migliore, ma al Mondiale ha dato opportunità a tutti: diede spazio a Materazzi, reduce da uno degli autogol più clamorosi della storia del Pallone e decisivo in finale.

Per le Riforme, necessarie, chi ci mettiamo?

Per le Riforme facciamo una provocazione: Claudio Lotito. Se lo è stato Bossi, può farlo anche lui…

Tornando seri.. La politica, visto che si parla di un intervento a forbice nel calcio, può effettivamente far qualcosa?

Abbiamo sbagliato target. Negli ultimi anni ci siamo aspettati che la riforma di come si vive il calcio bisognava attenderla dalla Lega, dalla FIGC, dai campioni o da chi distribuisce diritti: il calcio è importante, anche per l’Italia in crisi. Si fa l’esempio inglese: il governo Thatcher mise mano alla questione hooligans, e portò il calcio in una nuova era. Conserva i tratti di tradizione con tratti di grande avanguardia. Basta vedere una partita di Premier per rendersene conto.

Altre due analogie… C’è una squadra che ti sembra lo specchio di questo momento politico?

Il River Plate. E’ stata una nobile decaduta del calcio argentino, ha vissuto una crisi violenta e si è rialzata, sino ad arrivare alla Copa Libertadores. L’Italia deve avere l’ambizione di essere come il River.

Nel calcio si usa il termine “senatori”: seconte te, è improprio?

Il senatore del calcio, ora, è più popolare. Senatore, per chi segue il calcio, vuol dire Zanetti all’inter, Del Piero alla Juve, Totti alla Roma, Maldini e Baresi al Milan: la bandiera, in pratica. In politica, invece, il senatore è il Senatore Razzi: senza aggiungere altro.

Tra una formazione da palazzo, ed un palazzo pieno di sportivi, resta un dubbio: chi si comporterebbe meglio?

Matteo Maria Munno – calciomercatonews.com

Foto di Salvatore Contino

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