Non è facile restare lucidi quando tutto attorno a te esplode in critiche, dubbi e speculazioni. Carlo Ancelotti, che di pressione ne ha vissuta parecchia in carriera, stavolta ha scelto di parlare chiaro.
E non ha usato giri di parole: le voci che mettono in discussione il Real Madrid gli sono sembrate un attacco personale. E lui, da uomo di campo e di spogliatoio, ha sentito il bisogno di rispondere.

Dopo l’eliminazione dalla Champions League, la stampa spagnola si è fatta aggressiva, alcuni opinionisti hanno parlato di “ciclo finito”, altri hanno insinuato tensioni interne tra tecnico e club. Ma Ancelotti ha spento tutto con la calma tipica di chi ha già visto questo film: “Assurdo mettere in discussione questa squadra – ha detto – stiamo parlando di un gruppo che ha vinto quasi 30 titoli in undici anni. Solo chi non conosce questo mondo può pensare che si vinca sempre”.
Le sue parole pesano, e non solo per il contenuto. Pesano perché arrivano in un momento delicato, in cui si riaccendono anche i rumors sul suo futuro, magari in Brasile, magari lontano da Madrid. Eppure, anche su questo Ancelotti resta criptico, quasi a proteggere sé stesso e il gruppo: “Se ne parlerà a fine stagione”. Punto.
Il sentimento di ingratitudine
Ma il cuore della questione, quello che davvero ha fatto scattare il tecnico italiano, è un altro: il sentimento di ingratitudine. L’idea che, nonostante i successi, basti una sconfitta per scatenare la tempesta. “È nei momenti difficili che si capisce quanto vale un club – ha spiegato – e io vedo solo compattezza. Ho parlato con la società, con i giocatori. Siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda”.

È un discorso che va oltre la polemica. È una dichiarazione d’amore verso una squadra che Ancelotti sente sua. Un gruppo con cui ha condiviso alti e bassi, ma sempre restando coerente con il suo stile: mai urlato, ma sempre deciso. E forse è proprio questo che, nel calcio di oggi, dà più fastidio: chi non si presta al teatrino, chi preferisce il lavoro al gossip.
Il prossimo appuntamento, contro l’Athletic Bilbao, sarà un test importante. Non solo per la classifica della Liga, ma anche per misurare lo spirito di una squadra che ha ancora tanto da dire. Ancelotti lo sa, e lo ricorda a tutti: “Non si può sempre vincere. Ma si può sempre lottare”.
Alla fine, resta una domanda inevitabile: perché nel calcio, dove la memoria è corta e l’ansia da risultato è cronica, si fatica tanto a riconoscere il valore della continuità? Forse perché, paradossalmente, il successo fa dimenticare tutto il resto. Ma Ancelotti no, lui non dimentica. E certe parole, quando le pronuncia, non sono mai casuali.





