Mondiali, ecco il Costa Rica: i segreti della squadra che ha demolito l’Uruguay

Venezuelan Darwin Machis (R) and Costa R
MONDIALE BRASILE 2014 –  La Costa Rica doveva essere la squadra materasso del gruppo D, la Cenerentola inserita in mezzo a Nazionali ben più blasonate quali Inghilterra, Italia e Uruguay. Intanto però nella prima gara del girone la Celeste di Tabarez è rimasta folgorata dall’elettrizzante compagine di Jorge Luis Pinto capace di imporsi in rimonta per 3-1. Nemmeno Cavani ha potuto far niente contro i Ticos, giocatori per lo più semi sconosciuti al grande pubblico guidati dalla stellina Joel Campbell, attaccante classe ’92 di proprietà dell’Arsenal che, visto l’ottimo esordio nel Mondiale, presumibilmente i Gunners richiameranno alla base dopo il prestito all’Olympiacos. La Costa Rica grazie alla migliore differenza reti è al comando del girone seppur con gli stessi punti dell’Italia (3) e la prossima sfida mette di fronte ai centroamericani proprio gli azzurri per quello che sarà un match importantissimo per la vetta dell’accoppiamento.

DENSITÀ E RIPARTENZE: I TICOS CI CREDONO

La Costa Rica vuol continuare a stupire dopo l’eccellente prova disputata contro l’Uruguay. L’Italia, proprio come la Celeste e l’Inghilterra, ha una rosa nettamente superiore a quella a disposizione di Pinto. L’allenatore dei Tacos non è però uno sprovveduto e, conoscendo i limiti della squadra, è corso ai ripari cucendo su misura l’abito ideale per i suoi: un camaleontico 5-4-1. Il modulo adottato dai costaricani prevede due semplici direttive: densità nel proprio centrocampo per chiudere ogni spazio agli avversari e rapidi contropiedi al fine di innescare le qualità del citato Campbell. Poi, in porta Navas è una sicurezza: il portiere del Levante è stato al pari di Courtois il miglior numero uno della Liga spagnola. Davanti a lui agisce una linea “fissa” di tre difensori solidi e robusti composta da Duarte (Brugge), Gonzalez (Columbus Crew) e Umana (Saprissa). Sugli out ecco due esterni, Gamboa (Rosenborg) a destra e Diaz (Mainz) a sinistra, dotati di grande fiato per effettuare al meglio il doppio lavoro offensivo e difensivo.  A centrocampo  Ruiz (Psv) e Bolanos (Copenaghen) sono le ali mentre Borges (Aik) e Tejeda (Saprissa) formano la cerniera mediana. All’occorrenza i terzini Gamboa e Diaz non esitano a salire per comporre un appiccicoso – per gli avversari –  3-6-1 ricco di affollamento in mezzo al campo con elementi in grado di chiudere ogni varco una volta perso il pallone. Davanti tocca poi all’isolato Campbell finalizzare le occasioni da gol: quando si dice vivere in solitudine… Dando un’occhiata alle statistiche della recente gara contro l’Uruguay si nota come i Ticos non siano giunti in Brasile per turismo: 12 tiri (4 in porta) effettuati e 46% di possesso palla; davvero niente male al cospetto della corazzata di Cavani . L’Italia troverà una squadra ostica sul proprio cammino ma i mezzi per far bene ci sono eccome: sta a Prandelli non farsi inghiottire dalle sabbie mobili. La mossa del doppio play (Pirlo–Verratti) potrebbe essere riproposta anche perché l’undici di Pinto tende a concedere il pallino del gioco agli avversari.  Una metafora descrive alla perfezione la Costa Rica. I giocatori di questa Nazionale sono come zanzare; fastidiosi e pronti a colpire quando meno te lo aspetti ma per far veramente male è necessaria la compattezza. Ecco spiegata la moltitudine di uomini a centrocampo perché uno sciame è più efficace di singoli ronzii.

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