Tutti gli oriundi della Nazionale: uno di loro ha inventato una cosa che usiamo ancora oggi

Ben 50 gli oriundi nella storia della Nazionale: campioni del mondo, d’Europa ma uno solo ha lasciato un segno indelebile

Con il più classico degli score, 2-0, l’Italia ha liquidato la pratica Malta riscattando così il tonfo al ‘Maradona’ contro l’Inghilterra che a sua volta si è sbarazzata dell’Ucraina con il medesimo punteggio, 2-0.  Comunque, non una prestazione scintillante, quella degli Azzurri, anche alla luce della modesta caratura degli avversari, sconfitti per la nona volta consecutiva, con lo score 0-2 che è il più gettonato sulla ruota de La Valletta (tre su cinque i precedenti terminati 0-2).

Tutti oriundi Nazionale
Retegui, l’ultimo oriundo nella storia della Nazionale (calciomercatonews.com)

Non per nulla, nel post-partita, il Commissario tecnico Roberto Mancini non ha nascosto un pizzico di delusione per un risultato che poteva essere più rotondo: “Abbiamo fatto cose buone, altre meno. Era importante vincerla, potevamo fare qualche gol in più“. Chi, invece, non ha fallito l’appuntamento con il gol è Mateo Retegui che ha aperto le marcature con un imperioso stacco di testa su corner di Tonali: secondo centro in due match per l’argentino con passaporto italiano che in meno di una settimana da oggetto misterioso è diventato l’oggetto del desiderio di mezza Serie A. Sulle sue tracce vi sarebbero, infatti, il Milan, l’Inter, l’Atalanta e la Roma.

Tutti gli oriundi della Nazionale: da Orsi alla zona… Cesarini

Exploit, dunque, per l’ultimo in ordine di tempo dei 5o oriundi che hanno vestito la maglia azzurra della Nazionale. Una storia, quella degli oriundi azzurri, che parte da lontano, con nomi che ai più non dicono nulla ma che hanno scritto pagine gloriose del calcio italiano. E’ il caso degli argentini Raimundo ‘Mumo’ Orsi,  Luis Monti, Enrique Guaita, Atilio Demaria, del brasiliano Anfilogino Guarisi, campioni del mondo nel 1934, primo alloro iridato dell’Italia, e dell’uruguaiano Michele Andreolo, iridato nel 1938, nel bis azzurro targato Vittorio Pozzo (il Commissario tecnico più vincente nella storia del calcio italiano, al suo attivo anche l’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936).

Jorginho oriundo
Jorginho (calciomercatonews.com)

Ma in tema di campioni del mondo come non ricordare Mauro German Camoranesi, cuore e polmoni al servizio dell’Italia di Marcello Lippi che nel 2006 si è laureata campione del mondo sotto il cielo di Berlino. Non solo iridati ma anche un campione europeo: Jorginho, il metronomo dell’Italia di Mancini che ha trionfato a Wembley contro i padroni di casa nell’ultimo atto di Euro 202o prima di vestire i panni dell’eroe al contrario con il suo doppio errore dal dischetto che a conti fatti è costata la qualificazione dell’Italia alla fase finale dei Mondiali in Qatar.

Non ha lasciato una traccia profonda in maglia azzurra, eppure sono leggende del calcio gli oriundi Omar Sivori, il fantasioso e irriverente dribblomane ribattezzato ‘O’mar’ di Napoli durante la sua esperienza all’ombra del Vesuvio, José ‘Mazola’ (perché nelle fattezze assomigliava al capitano del Grande Torino Valentino Mazzola), a Juan Alberto Schiaffino, che deliziò i tifosi del Milan (tre scudetti con i rossoneri) e della Roma (Coppa delle Fiere, antenata della Coppa Uefa/Europa League, con i giallorossi), e Alcides Ghiggia che fece piangere (32 anni prima di Pablito Rossi) il Brasile in quello che è passato alla storia come il Maracanazo.

Tuttavia, nessuno di loro ha lasciato un segno così indelebile nell’immaginario collettivo da connotare con il suo nome una specifica situazione di gioco: la famosa ‘zona Cesarini‘, il gol negli ultimi minuti di gioco, che deve il suo nome all’oriundo Renato Cesarini, 11 presenze in maglia azzurra a cavallo tra il 1931 e il 1934, in quanto specializzato nell’apporre la propria firma in calce a un match negli ultimi scampoli di gioco.

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