Serie A, all’Inter mancano i ricambi e la cattiveria

SERIE A INTER – Fa strano dirlo, ma succede che oggi la coperta dell’Inter sembri addirittura corta. Non è (solo) questione di numeri: quella è «colpa» anzitutto degli infortuni che non stanno aiutando Benitez. E’ che se questo tipo di coperta la tiri da una parte, per ora rischia di scoprirne un’altra e quand’è così poi ci si innervosisce anche più del dovuto (vedi Muntari e Maicon, dopo Eto’o, Milito, Chivu). Perché, di fatto, è un’Inter che dondola ancora troppo su un’alternanza di rendimento e risultati? Affrontare la Juve senza Samuel, Zanetti, Thiago Motta e Pandev, perdendo presto l’arma tattica Biabiany e poi pure Cordoba ha avuto il suo peso. C’è da chiedersi semmai il perché dei non pochi infortuni. Pandev, Motta e Biabiany si sono fermati per problemi traumatici o articolari, Zanetti ha avuto uno preumotorace, ma gli altri sono stati stop muscolari: Stankovic, Materazzi, Milito, Samuel e Cordoba. Il Mondiale e la preparazione scaglionata che ne consegue hanno sempre la loro incidenza, tanto più se quella preparazione viene in parte cambiata dopo due anni di lavoro molto particolare: periodo di assestamento, e rischi conseguenti, erano stati messi in preventivo. Meno, forse, che a questa Inter mancasse qualcosa anche a livello di «pancia», nel rapportarsi a certe partite. Benitez (d’accordo con la squadra, ha sempre tenuto a precisare) ha voluto prendere una strada: provare sempre a giocare bene attraverso il comando qualitativo delle partite. A volte c’è riuscito, il problema emerge quando una certa facilità di gioco viene ben contrastata: in quei casi non sempre si è rivista l’Inter del recente passato. Quella che portava a casa le partite con i gol da killer di Milito, certo, e però le vinceva anche di forza, di cattiveria, con una supremazia psicologica e non solo tecnica. Anche contro la Juve è mancato il colpo del ko: un gol, ma anche un approccio tale da impedire ai bianconeri di prendere via via coraggio, come invece è successo. Un dubbio: ma Benitez non è troppo legato al 4-2-3-1, che cambia solo in via eccezionale? E’ una scelta, perché lui predilige un calcio con minimo tre giocatori offensivi. Piuttosto: se si punta su un sistema di gioco così spregiudicato, accettando il rischio di scoprire un po’ di più la difesa, è allarmante segnare solo in tre partite su sei, quando in tutte le 38 gare dello scorso campionato l’Inter restò a secco appena quattro volte. Anche questa scelta tattica, comunque, è condizionata in parte dagli infortuni: per migrare verso il 4-3-3 (più probabile) o il 4-3-1-2, la presenza di giocatori come Zanetti e, soprattutto, Thiago Motta è fondamentale. Tanto più considerando che Benitez ha finora limitato molto il turnover: il feeling con Muntari ha toccato i minimi storici, Mariga è sparito dopo la gara con il Twente. Ma con questo presupposto, la coperta oggi appare corta perché le prime, e uniche, alternative offensive sono Biabiany e Coutinho, ai quali servono aiuto dei compagni e continuità di impiego per rappresentare alternative sempre affidabili. E questo Benitez è il primo a sottolinearlo: in realtà lui aveva detto pure che gli sarebbe servita un’altra punta, ma di questo, ormai, si riparlerà a gennaio. Forse.

fonte: gazzetta dello sport

la redazione di www.calciomercatonews.com




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