Milan-Tottenham, il sogno di Pellegatti: “Gattuso che abbracci Jordan”

MILAN-TOTTENHAM PELLEGATTI GATTUSO JORDAN – Ho provato brutte sensazioni martedì sera, le stesse che si vivono quando vedi due fratelli, o meglio, due amici, che litigano, che si insultano, che si picchiano. Sono stato nell’albergo del Tottenham, alla vigilia del match, proprio per incontrare Joe Jordan, un mio idolo assoluto, il centravanti che ha regalato ai tifosi rossoneri, all’inizio degli anni ’80, emozioni profonde, per i suoi gol sempre spettacolari, per le sue esultanze a braccia alzate, sotto la Curva, che lo ha sempre amato profondamente. E’ stato bello, per me, rivedere, dopo tanti anni, un giocatore, che, come ricordava un collega proprio oggi, si è messo a piangere, quando Farina gli disse: ” Non ci servi più!”.

Il Milan è rimasto nel suo cuore. Con il suo italiano ancora buono, abbiamo rivissuto l’anno della retrocessione, ma anche l’esaltante cammino in Serie B, quando i Ragazzi di Castagner hanno dato spettacolo, grazie anche alle prodezze dello “Squalo “.

Ci siamo poi dati appuntamento per l’allenamento di rifinitura, qualche minuto più tardi. .. Lo “Squalo” è entrato a San Siro, con una certa emozione, toccando quell’erba, che non vedeva dal giorno dell’addio, il lontano 3 luglio 1983.

Si giocava il derby, valido per il “Mundialito” e Joe veniva premiato prima del match dall’AIMC e dai ragazzi della Curva Sud. Ho voluto scattare una foto con lui. Sullo sfondo la porta, dove Jaw ha realizzato la sua prima bellissima rete contro il Pescara ed anche l’ultima, contro il Verona, sempre in Coppa Italia, 28 anni fa, il 1 giugno 1983.

Non so se Jordan abbia detto le parole a lui attribuite, quel volgare “Fucking Italian Bastard”. Lui lo nega nel modo più assoluto, anche perché andrebbe contro la sua storia, quella storia, che vede sua figlia Carolina vivere in Italia, dove lavora come traduttrice. Quella storia che lo ha visto integrarsi benissimo nel nostro paese, nei suoi anni a Burago Molgora, insieme a sua moglie Judith, all’altra figlia, Lucy, ed ai due bambini piccoli Andrew e Thomas, allora sempre vestiti con la maglia rossonera, la squadra che ancora oggi non hanno mai dimenticato. Proprio Thomas lo ha reso nonno di Samuel, 3 mesi fa.

Se Rino Gattuso, giocatore certo determinato, combattivo, grande cuore rossonero, ha avuto questa reazione eccessiva , indubbiamente ha sentito parole che lo hanno offeso. Ma, in questi anni, che lo hanno visto lottare, correre, vincere sui campi di tutto il mondo, ha perso il suo senso della lealtà, del fair play, certamente acquisita nella sua esperienza scozzese.

Tutti i tifosi rossoneri ed anche quelli della Nazionale si sono sempre sentiti ben rappresentati,sul piano umano e sportivo,da un giocatore che ha sempre dato tutto in campo ed in allenamento, splendido esempio per i più giovani.

Insomma, a litigare, a regalare uno spettacolo triste, sono stati due… fratelli di cuore rossonero, che hanno vissuto e lottato per la stessa bandiera, insomma due giocatori simili nel temperamento e nel’amore per il Milan. Per questo motivo sono uscito con il sapore di cenere in bocca.

Chiudo con una speranza. A me piacciono i film con l’Happy End, con il lieto fine. Mi voglio allora immaginare che Gattuso, nonostante la squalifica, parta con i suoi compagni per Londra, per regalarmi questa pagina. Jordan sta seguendo il riscaldamento dei suoi “Spurs”, prima del match. Rino, il capitano, entra in campo. Pur subissato da fischi, si avvicina a Jordan . Lo tocca sulla spalla, Joe si gira meravigliato, magari con il volto scuro. Gattuso gli sorride e lo abbraccia. Si chiuderebbe una brutta parentesi per i tifosi che hanno amato ed amano questi due grandi campioni, uniti dallo stesso amore. Poi vinca il più forte. Certo… il Milan !

Fonte: Sportmediaset

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