Incredibile retroscena confessato da un bomber della Serie A: lavorava in un fast food della catena KFC prima di diventare un professionista
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio“, sentenziava il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges. Sacrosanta verità perché il romanzo del calcio ripropone sempre lo stesso plot, con i suoi celebrati protagonisti che condividono il medesimo destino: infanzia povera, se non miserrima, e poi il riscatto tirando calci a un pallone.
Tanti i campioni, dunque, che correndo dietro a un pallone si sono affrancati da una condizione di estrema indigenza diventando così dei modelli per milioni di loro fan. Una vita consacrata al dio pallone sacrificando talvolta anche gli affetti familiari (l’abbandono del nido familiare in età adolescenziale per trasferirsi in un nuovo club).
Ma il calcio affascina anche per la capacità di regalare storie e protagonisti che sfuggono al clichè dominante come un bomber della Serie A che ha confessato che prima di fare sul serio con il calcio lavorava in un fast food della catena KFC.
“Lavoravo da KFC”, l’incredibile retroscena confessato da Beto
Dalla cucina e dai tavoli di un fast food alla Serie A, dalla terza divisione alla Nazionale portoghese (convocato lo scorso ottobre senza, però, esordire): è la parabola, che sa tanto di favola, di Norberto Bercique Gomes Betuncal, meglio noto come Beto, che si sta mettendo in mostra con la maglia dell’Udinese il cui scouting lo ha pescato nella Portimonense che a sua volta aveva deciso di puntare su di lui grazie alle 21 reti con la casacca del Olímpico do Montijo.
Beto aveva appena vent’anni e da poco si era licenziato dal fast food dopo aver fatto una scommessa con se stesso, quella di provare a diventare un professionista in cinque anni. Scommessa più che vinta dal momento che l’attaccante dell’Udinese è riuscito nell’intento di diventare un professionista in quattro anni e ora è uno dei più temibili (dalle difese avversarie) marcatori della Serie A come certificano i suoi numeri: dopo gli 11 centri della prima stagione, Beto è già a quota 9 gol, l’ultimo dei quali nel vittorioso match, per 3-1, contro il Milan, quando mancano 11 giornate al termine del campionato e quindi con buone chance di rimpinguare il bottino di reti nel solco del suo idolo.
Pur simpatizzando per il Benfica, infatti, Beto ha ammesso, nel corso dell’intervista concessa al sito goal.com, che non seguiva molto il calcio, più che altro era un grande tifoso di Samuel Eto’o al punto tale per qualche tempo ha scritto il suo nome “Beto’o” proprio in omaggio a uno dei grandi protagonisti del triplete dell’Inter, oltre che del Barcellona di Pep Guardiola.